Petrachi a Tmw:”Sì fa fatica a lavorare con Cairo,con Belotti già qualche crepa quando c’ero io”
Quale è stata la sua esperienza al Torino e alla Roma?
“Torino è stato un percorso, il Toro navigava in cattive acque ma è stato un percorso fatto di sacrifici e fatica. Non è stato semplice seguire le mie idee. Si fa fatica a lavorare con Cairo, perché determina nelle sue aziende e prendermi il mio spazio non è stato facile. Ho imparato tanto, mi è servito per crescere. Nelle mie gestioni il Torino è arrivato in EL, rispettando sempre il Fair Play Finanziario. Ci siamo arrivati a certi risultati con idee e competenza. Ci siamo presi delle soddisfazioni. Poi è finito un percorso e ho deciso di andare via, e si è creata frizione col presidente, che non comprendeva la mia voglia di andare via. Però poi mi sono buttato a capofitto nella realtà di Roma, che è importante. Volevo la Roma perché mi ha sempre affascinato come ambiente. A loro modo, sia Torino che Roma sono dei club forti dal punto di vista emotivo. Alla Roma non ho trovato chi mi aiutasse a far crescere il club e se non hai una società forte che ti sorregge, sei destinato a crollare”.
Serve uno staff per la comunicazione anche per i ds?
“Non amo la comunicazione, anche se non ho paura di mettermi davanti a un microfono. E’ nel dopo che non riesco a curare certi tipi di rapporto. Marotta è un DG, si occupa della gestione. Lui lavora con Ausilio, quindi ha una capacità enorme nella gestione di certi particolari. Per un ds è più difficile. Io c’ho messo la faccia nella Roma, perché in momenti di difficoltà mi sono trovato esposto. Il mio lavoro mi ha sempre spinto a prendermi delle responsabilità”.
Come funziona il lavoro del ds? Meglio prendere giocatori sicuri a parametro zero o cartellini per giovani ancora non completi?
“E’ una valutazione che si fa a 360 gradi. Non c’è uno che spinge solo in una direzione. Il tecnico chiede certi tipi di giocatori, il ds deve assemblare la squadre mettendo dentro quello giovane, quello di esperienza, oltre alle scommesse che fanno sì che un club si possa adeguare ad avere. Se sei alla Juve non ti puoi permettere mille scommesse, ti servono giocatori pronti. Al Torino devi fare di necessità virtù, accettando qualche scommessa in più. Devi capire dove sei, cosa vuole il club e le risorse economiche”.
Quale la più grande soddisfazione e il più grande rimpianto?
“Sono orgoglioso di ciò che ho fatto dall’inizio della mia carriera. Racconto sempre la verità ai miei giocatori e questo è quello che mi gratifica di più. Il rimpianto è che il calcio non vive di meritocrazia. Vedi ds bravi boicottati perché gli viene messa sopra un’etichetta e poi vedi gente che retrocede, che non ha mai fatto il ds e gira sempre”.
E’ in una squadra di mezza classifica e deve prendere tre giocatori: quali prenderebbe per un 4-3-3?
“Davanti Immobile tutta la vita, in mezzo recupererei come Torreira”.
E’ amico di Conte, vorrebbe lavorare con lui?
“Prima o poi capiterà che lavoreremo insieme, perché parliamo la stessa lingua. E’ stato bello qualche piccolo approccio avuto, spero arrivi”.
Se fosse il ds della Juve, tra Zaniolo e Berardi chi prende?
“Sono entrambi giocatori che fanno la differenza. Zaniolo l’ho avuto, è un ragazzo che a volte viene etichettato in maniera sbagliata. E’ un bravo ragazzo, che ha valori, princìpi, è giovane e ha avuto i suoi problemi. Ma se gli stai dietro è uno sentimentale. Io dico lui perché ce l’ho avuto, è mancato poi molto anche in Nazionale. Forse si poteva capire di più la sua emotività”.
Zaniolo e Bremer rimangono a Roma e Torino?
“Non lo so. Credo che Zaniolo alla Roma ci sta bene, non so se il ragazzo o la società hanno idee diverse. Credo che sia un giocatore importante, spero torni al 100%. Ad avercene di giocatori come lui, cambiano gli equilibri. Fossi la Roma, lo terrei tutta la vita. Bremer? E’ stato riconoscente rinnovando col club, ha grandi valori. Se vuole fare il salto, spero che il Torino glielo faccia fare perché se lo merita”.
Sul suo futuro?
“Dalla Salernitana non mi ha mai chiamato nessuno. Ho avuto un confronto con il presidente del Verona qualche mese fa e ho detto che avevo preso degli impegni per lavorare in un club italiano. Forse a breve ci saranno novità. Mi sarebbe piaciuto lavorare Gattuso, è uno vero come me. Poteva lavorare tranquillamente in Italia, peccato sia andato all’estero”.
Belotti poteva essere gestito diversamente?
“C’era già qualche crepa prima che me ne andassi. E’ un ragazzo di grandi valori comunque. Non so poi come si è evoluta la situazione”.