Piqué spiega cosa è un derby:”I fischi dei tifosi dell’Espanyol meglio del sesso”
“Mi diverto di più ad andare al Cornellà, lo stadio dell’Espanyol, piuttosto che al Bernabeu. Sono stato felice quando sono tornati in Liga, almeno sono potuto tornare dai loro tifosi. Mi diverto quando ti fischiano, tu gli sorridi e loro si incazzano ancora di più. Penso sia meglio del sesso. Mi diverto più con loro che con i tifosi del Real. Quelli sono perbenisti”.
Se vuoi capire come è fatta la testa di un campione basta leggere qualche estratto dell’intervista molto colloquiale che Gerard Piqué ha concesso a ‘The Wild Project’, il podcast spagnolo gestito dallo youtuber Jordi Wild. Il grande difensore del Barca e della Spagna, ormai imprenditore di successo, ha raccontato qualche aneddoto, e la sua visione del calcio.
“Come sport mi piaceva di più quando ero piccolo che adesso. Prima lo vivevo con più passione. Adesso c’è tanto, troppo, e il calcio gareggia contro tante cose. Io dico sempre ai giocatori che devono fare festa. Le persone che non fanno mai festa nascondono qualcosa. I bambini e la famiglia mi hanno regalato altri cinque anni di carriera, ora sono più tranquillo”.
A proposito di feste Piqué ricorda il periodo a Saragozza, stagione 2006/07:
“Venivo da due anni a Manchester dove non mi ero trovato bene, e mi trasferii in prestito al Real Saragozza. Ero a due ore di macchina da Barcellona, dove avevo tutti gli amici che non vedevo da due anni. Ci sono state settimane in cui la sera andavo a Barcellona e stavo fuori tutta la notte con loro. Poi tornavo e la mattina dopo mi allenavo senza un minuto di sonno“.
Ultima partita della Liga 2008/2009:
“Avevamo da poco fatto il ‘triplete’ e ci restava da giocare l’ultima partita a La Coruna. Guardiola alla vigilia mi disse: ‘Non uscire stasera perché ci mancano giocatori e domani devi partire titolare’. Io gli dissi di sì, ma feci festa lo stesso. Il giorno dopo giocai con una sbornia… a tal punto che al 60′ non ne potevo più e fui costretto al cambio“.
A proposito dei fischi, soprattutto quelli in nazionale dove resta apertissima la questione dell’indipendentismo della Catalogna:
“Cosa preferisce un tifoso: un giocatore che gioca come un matto e ‘combatte’ il Paese o uno che ama tantissimo il suo Paese e poi si comporta male? Quando abbiamo vinto il Mondiale hanno iniziato a indagare se ‘sentissimo’ davvero il Paese? Quando ci hanno fischiati ho sofferto per la squadra perché non se lo meritava. Personalmente direi che ho giocato meglio e mi ha motivato. Mi succede da quando sono piccolo. Più che darmi fastidio, i fischi mi motivano”.
“Penso che sia compatibile essere indipendentisti e giocare con la Spagna. Ci sono giocatori che si nazionalizzano per giocare con la Spagna e non la ‘sentono’. Cosa significa ‘sentire’ i colori? Non ho intenzione di dire se sono indipendentista o no. Il voto è segreto e tutti devono mantenerlo privato”.
Infine una chiosa sull’ex presidente del Barca Bartomeu: “E’ una persona che non sa dire di no o affrontare i problemi. Negli ultimi tempi, non lo vedevamo neanche più al centro sportivo. Mi sono arrabbiato con lui, perchè mi ha mentito con la storia del Barçagate. A me e Messi ha detto che non ne sapeva niente. Dopo sono venuto a sapere che sapeva tutto. Sono stato un imbecille a difenderlo“.
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