Telegraph:”Il Chelsea andrebbe retrocesso”
Roman Abramovich ora è considerato tossico ma per 19 anni è stato inghirlandato come un benefattore. Per il Guardian è ora di smetterla di far finta di essere scioccati dalle sanzioni imposte ad Abramovich, è arrivato il momento di parlar chiaro: “alcune verità erano nude, sono state in bella vista per tutto il tempo”.
David Conn scrive che “il procedimento giudiziario a cui fa riferimento il Ministero dell’Interno in quel documento che Chris Bryant ha letto con un effetto tanto drammatico alla Camera dei Comuni due settimane fa, è del 2012”. E che “nel 2019, dopo l’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal a Salisbury il governo già diceva che Abramovich avesse legami con lo stato russo e con attività e pratiche di corruzione”. Una sentenza ha rilevato che Abramovich aveva “ottimi rapporti” con Putin, e un “accesso privilegiato” al presidente russo.
Ma anche la provenienza dei suoi soldi “era nota e ben segnalato dal 2003, quando Abramovich ha acquistato il Chelsea”.
Alla fine il governo ha tirato fuori tutta la schiuma – scrive il Guardian – affermando nelle ragioni delle sanzioni che Abramovich è un “oligarca filo-Cremlino” che ha avuto “stretti rapporti da decenni” con Putin e ha avuto un “trattamento preferenziale e concessioni da Putin e il governo della Russia”.
Il punto è anche ammettere che il calcio inglese non ha fatto niente per evitare di arrivare alla situazione attuale. “Deve chiedersi se fa abbastanza per garantire che il suo sport e i suoi club adorati siano forze del bene nel mondo, perché dopo essere stato catturato dal denaro, le sue regole sono state smascherate come ridicolmente inadeguate“.
Ad Abramovich “per quasi due decenni è stato permesso di cavalcare il gioco, inondarlo con i suoi soldi e rivendicare i suoi premi, e tutto ciò è finito solo a causa di una vera guerra”.
A questo di aggiunge che anche ora il suo Chelsea viene trattato con i guanti bianchi. Lo sottolinea un altro editoriale del Telegraph: il Chelsea dovrebbe essere retrocesso.
“Come dormono di notte le legioni di avvocati che lo hanno protetto da un controllo legittimo negli ultimi 20 anni? Presumibilmente su letti molto costosi acquistati con le sue parcelle. Ma la domanda più urgente è questa: cosa succede ora al Chelsea? Se il denaro che li ha spinti verso l’alto negli ultimi vent’anni è stato ora ritenuto macchiato del sangue dei cittadini di Kiev, Mariupol e Odessa, per non dimenticare Aleppo, Tblisi e Grozny, ci saranno delle ripercussioni dirette? Non solo in termini di restrizioni su biglietti, merchandising e vendite di giocatori. Ma in campo. Dopotutto, Derby County, Reading, Bolton, Portsmouth… tutti subito le conseguenze di una finanza dubbia: detrazioni di punti e retrocessioni. In Scozia, è toccato ai Rangers. Per quanto ne sappiamo nessuno di questi sosteneva un despota che bombarda ospedali pediatrici”.
Per il Telegraph “la portata del doping finanziario di Abramovich è tale che ulteriori azioni non solo sono appropriate ma moralmente essenziali. Se il proprietario è ora considerato un paria, le azioni che ha intrapreso durante il suo periodo di controllo del club ora vanno esaminate con una luce diversa”.
“La Premier League deve assumersi le proprie responsabilità. La proprietà di Abramovich è ora considerata molto più contaminata di quella di Mel Morris al Derby o di Ken Anderson al Bolton. O anche di Craig Whyte ai Rangers. Quindi è urgente dimostrare che non si può permettere che una cosa del genere continui”. “La verità è che il Chelsea è arrivato dove si trova oggi perché, negli ultimi due decenni, è stato finanziato da un uomo strettamente associato a un criminale di guerra. Il minimo che le autorità calcistiche possono fare è riconoscere immediatamente quel collegamento. E, cosa più importante, assicurarsi che non accada mai più”.
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