Serena racconta i suoi derby:"Quante botte ho preso" - IL TORO SIAMO NOI
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Serena racconta i suoi derby:"Quante botte ho preso" - IL TORO SIAMO NOI

Serena racconta i suoi derby:”Quante botte ho preso”

Il gol con la maglia del Toro contro la Juve è stata una emozione fortissima, mentre quando è passato alla Juve per l’ambiente bianconero il derby con i granata non era vissuta come la partita della vita. Inizia così il racconto sui suoi derby torinesi da parte di Aldo Serena, che ha raccontato tutto al Corriere Torino. Non mancano le chicche: “In granata mi marcava Brio, ma ricordo un’entrataccia in ritardo di Tardelli, una di quelle che Marco ogni tanto faceva a tutta velocità: mi prese coi tacchetti sul ginocchio. Arbitrava Agnolin, e io mi girai verso di lui: “Agnolin, ha visto?”. E lui: “Vai vai, forza, i derby si giocano anche così…”. Vabbé, mi adeguai subito, e iniziai a tirare qualche randellata anch’io. L’anno successivo, in maglia bianconera, nel sottopasso incrociai Beruatto. Mi diede prima un pugnetto sulla schiena e poi uno di quei pestoni che non si vedevano. Quindi mi disse: “E questo è solo l’inizio…”. Il fatto è che Beruatto era un mio amico, vivevamo nello stesso palazzo, io al secondo piano e lui al quarto. In campo è sempre stato un po’ esagerato, ma fuori era un ragazzo d’oro, ci volevamo bene. Per fortuna…”.

Radice e il Trap secondo Serena: “Radice era un condottiero, più ruvido del Trap. Dovevi solo seguirlo, anche nelle sue situazioni non troppo razionali. Non potevi essere critico con lui, altrimenti andavi allo scontro, ed era finita. Ma se lo seguivi, si diventava una squadra di Radice: aggressiva, con ritmo, che ti saltava addosso per 90’ e non mollava mai. Ci chiamava i suoi boys, e io ero un suo ragazzo, senza condizioni. Invece alla Juventus Trapattoni e Boniperti erano i due genitori. Mi hanno fatto capire subito il senso di appartenenza. Mi colpirono i valori sani in un gruppo che aveva vinto tutto. Gente semplice, diretta. Non solo sul campo. Si guardava moltissimo al rispetto in generale di tutti. Appena arrivato, Scirea mi chiamò nella sua stanza: voleva conoscermi, sapere tutto di me. Mai vista tanta umiltà in un campione così grande”.

La situazione di oggi: “Dopo 9 scudetti consecutivi non è semplice tenere alta la tensione. La Juve è comunque altamente competitiva sia dietro sia in attacco. Il centrocampo va invece migliorato, e la società lavorerà in questo senso. Scudetto? Ha il dovere di lottare comunque fino all’ultimo. La situazione del Toro? Ha una rosa qualitativamente di buon livello, e dovrebbe stare nella parte sinistra della classifica. Di certo, il calcio senza pubblico è un handicap un po’ più decisivo in un ambiente che vive intensamente certi valori: tenacia, grinta, rabbia…”.