Ceferin: “Le persone prima o poi muoiono, dobbiamo preoccuparcene adesso?”
Il presidente dell’Uefa al Guardian: «Non prendo sonno per i milioni che perderemo. Ma il calcio ha resistito a due guerre mondiali. I calciatori non sono avidi»
Ceferin scommette un milione di euro che gli Europei del 2020 si terranno nel 2021. Il capo dell’Uefa si dice “ottimista”, afferma di non riuscire a prendere sonno per colpa dei calendari e “delle decine di milioni che perderemo”, che “sarebbe irresponsabile prendere sonno facilmente”, ma che in realtà non c’è molto di cui preoccuparsi: “il buon vecchio calcio, con la gente allo stadio tornerà molto presto”.
In un’intervista al Guardian Ceferin torna sulle posizioni pre-pandemia, quando l’Uefa non fermò il calcio mentre gli stati chiudevano i confini segnando un punto di non ritorno con Liverpool-Atletico Madrid, disputata tranquillamente con 60.000 persone stipate allo stadio. A lui “non piace questa visione apocalittica secondo cui dobbiamo aspettare la seconda e la terza ondata o anche una quinta ondata del contagio… le persone che conosciamo probabilmente moriranno un giorno, ma dobbiamo preoccuparcene oggi? Io non la penso così“.
Il calcio, secondo lui, sopravviverà. Lo fa sempre: “È una nuova esperienza e quando ci libereremo di questo sanguinoso virus, le cose torneranno alla normalità. Il calcio non è cambiato dopo la seconda guerra mondiale o la prima guerra mondiale e non cambierà nemmeno a causa di un virus. La gente ha detto molte volte che il mondo non sarà più lo stesso dopo … questo potrebbe essere vero, ma il mio punto di vista è perché non pensare che il mondo sarà migliore dopo questo virus? Perché non pensare che saremo più intelligenti, o finalmente capiremo quanto siamo fragili, quanto non siamo protetti nei confronti della natura? Ci sono sempre lezioni da imparare”.
Lezioni, che a quanto pare non valgono per l’Uefa. E nemmeno per la Fifa. Infantino ha affermato che questa era un’occasione per riorganizzare e ridurre la quantità di calcio che si gioca. Ceferin non ci pensa proprio: “Ho cercato di capire cosa intendesse, ma di sicuro è strano che da un lato dica di voler ridurre il calcio e dall’altro proponga una nuova competizione chiamata Coppa del Mondo per club”.
Il presidente dell’Uefa difende i giocatori: “Non credo che i giocatori siano avidi. Non sono avidi. Il mercato decide i prezzi e se tu o io avessimo un’offerta da 20 milioni a stagione, non penso che diremmo: ‘No, no, no, non voglio essere avido, dammi 200.000. Il mercato decide. Ma ora vediamo se la risposta del mercato a questa crisi significherà una discesa dei prezzi. I calciatori portano anche molte entrate e il calcio è una grande industria che paga un’enorme quantità di tasse.