La Serie A contro il Protocollo. O il governo si arrende, oppure la stagione calcistica è finita
Si è arrivati rapidamente allo scontro. Per i club è impossibile organizzare i ritiri e sono contrari allo stop di 15 giorni per un positivo. Adesso che succede?
Si è arrivati molto rapidamente al nodo. I club di Serie A hanno bocciato il protocollo del Comitato tecnico-scientifico. Lo hanno definito inapplicabile. È impossibile – l’Inter lo ha detto chiaramente – organizzare la quarantena per circa sessanta persone durante gli allenamenti collettivi. I calciatori – anche se nel Protocollo la parola ritiro non c’è mai – dovrebbero vivere isolati e non tornare mai a casa. I calciatori ovviamente non gradiscono.
C’è poi l’altro nodo. Cosa accade se un calciatore viene trovato positivo? Per il Protocollo la squadra deve fermarsi 15 giorni, come accaduto in Germania con la Dynamo Dresda anche se la federcalcio tedesca prescrive invece l’isolamento del solo giocatore.
Insomma si è arrivati al dunque. La Serie A alza la posta. E a questo punto o il governo rinnega il Protocollo, e per il ministro Spadafora sarebbe una debacle politica, oppure tiene il punto e tornare a giocare diventa impossibile.
Va registrata la nuova posizione del presidente del Coni Malagò che ha aperto alla possibilità che il Protocollo venga cambiato per quel che riguarda la positività di un calciatore. L’Assocalciatori pure si è schierata contro il Comitato tecnico-scientifico. In Spagna e in Inghilterra i calciatori sono fortemente preoccupati per gli infortuni, in Italia l’assocalciatori è timida sul tema, forse non interessa.
La Lega di Serie A ha preso una posizione ufficiale, con una nota:
Si è svolta questo pomeriggio in video conferenza una riunione tra rappresentanti delle Società e medici delle stesse per un’analisi delle indicazioni sulla ripresa degli allenamenti collettivi a partire dal 18 maggio. L’incontro si è svolto in un clima propositivo e di collaborazione tra Club e componente medica, con l’obiettivo di trovare soluzioni idonee e praticabili nell’applicazione delle istruzioni ricevute, con particolare riferimento alla quarantena di gruppo e alla responsabilità dei medici sportivi. A tale proposito domani mattina la Lega Serie A, insieme ai vertici della Federazione medici sportivi italiani e al Dott. Nanni, si riunirà con la Figc, per individuare insieme un percorso costruttivo di confronto con il ministro della Salute, con il ministro per le Politiche giovanili e lo Sport, con il Comitato tecnico-scientifico, e giungere a un protocollo condiviso.
Che sta succedendo ai club di Serie A? Se lo chiedono anche i vertici del calcio italiano. Lo scrive stamattina Repubblica. Improvvisamente la levata di scudi contro i ritiri. Capitanata dall’ad dell’Inter Marotta. Sappiamo che l’Inter tutta questa voglia di tornare in campo non l’ha mai avuta.È salito sull’Aventino, scrive il giornale diretto da Molinari. Scrive Repubblica:Un’uscita che segue la lettera di Pozzo dell’Udinese, che annunciava l’intenzione dei medici e dirigenti dell’Udinese di auto sospendersi e quindi impedire alla squadra di giocare, a causa dell’incertezza sulla responsabilità penale in caso di positivi fra giocatori e staff.Come accade a quei ciclisti che accelerano e si portano via un bel po’ di corridori, all’Inter si accodano Milan, Atalanta, Napoli, Fiorentina, le due genovesi, il Verona, il Torino, l’Udinese di Cairo e Pozzo.Appena 24 ore dopo il voto unanime con cui la Lega di Serie A chiedeva di ripartire con il campionato il 13 giugno, il vento è già cambiato e il timore dei vertici del calcio italiano è proprio che la mossa celi un intento: non tornare a giocare. Un cattivo pensiero sostenuto da una domanda: perché altrimenti sollevare dubbi adesso su un punto inserito già nel protocollo di aprile?Subito dopo la riunione Gravina ha risposto mettendo al muro i rivoltosi: «Se non volete il ritiro, continuate con gli allenamenti individuali fino al 13 giugno», il senso della sua risposta.
Questa storia o finirà con una figuraccia di Spadafora, oppure con la resa del calcio.