Marco Cassardo:”Un mercato da 2 ma anche da 7…”
Molti amici granata mi hanno chiesto un commento sul mercato del Torino.
L’impressione è che Cairo abbia perso l’ennesima occasione per fare un autentico salto di qualità. Non era difficile, era sufficiente inserire sul telaio dello scorso anno tre titolari di alto profilo e un forte portiere di riserva.
Più in particolare, la mia impressione è che per modi e tempistiche sia stato un mercato da due. Su un piano più analitico, invece, un mercato da sette.
Passiamo a spiegare il voto 2. Cairo, se avesse voluto, per il ritiro del 4 luglio (o poco oltre), poteva tesserare Sorrentino, Laxalt e Verdi, tenendo i giorni rimanenti per andare alla ricerca di quel centrocampista di grande profilo che ci manca da una vita e che avremmo potuto prendere quando abbiamo saputo che la sorte, mai benevola con noi, ci aveva rifilato il Wolverhampton per i playoff di Europa League
Sorrentino ha atteso al telefono per settimane una chiamata; era il profilo perfetto: granata fino al midollo, svincolato, felicissimo di fare il secondo a Sirigu e ancora uno dei migliori portieri del campionato. Invece no, abbiamo trascorso due mesi a trattare Paleari (il miglior portiere dello scorso campionato di B) per poi rinunciarvi per 200mila euro e prendere Ujkani, un portiere che ha fatto da riserva anche in Turchia e che mi è difficile pensare sia superiore a Rosati.
Verdi lo abbiamo preso all’ultimo secondo di mercato pagandolo carissimo, quello che De Laurentis chiedeva da due mesi. In buona sostanza, due mesi di attese e trattative completamente inutili.
Laxalt era palese potesse arrivare molto prima, era in vendita da giugno.
Ecco; se in occasione del playoff di Europa League (al netto del comportamento disgustoso di Nkouolou), avessimo potuto contare su tre rinforzi importanti forse le cose sarebbero andate diversamente. Rosa risicata e nessun rinforzo, Cairo ha scherzato con il fuoco dimostrando di non tenere a sufficienza a quello che per tutti noi era un sogno: la qualificazione ai gironi di Europa League.
Modi e tempi sono figli di una struttura societaria che nonostante siano trascorsi ormai quattordici anni continua a non essere all’altezza e che continua a mancare di un direttore generale realmente operativo e, ora, anche di un direttore sportivo d’esperienza. Già, il direttore sportivo. Sapevamo da mesi che Petrachi se ne sarebbe andato, ma invece di sostituirlo con un profilo di analogo livello, abbiamo scelto Bava, ottimo dirigente del calcio giovanile ma completamente digiuno di calcio professionistico. Non bisogna essere delle aquile per capire che un conto è scovare talenti quindicenni a Marene o Fossano, un altro gestire una squadra che nell’ultima stagione è giunta settima in campionato e ambisce a fare strada in Europa. Perché lo ha fatto? Per risparmiare? Per condurre il mercato in prima persona? Non ne ho idea.
Il voto analitico a fine mercato, invece, è sette. Laxalt è un ottimo prospetto e colma finalmente la lacuna degli esterni bassi (ora sono quattro; lo scorso anno erano tre e spesso dovevamo impiegare fuori ruolo Parigini e Berenguer). Simone Verdi è un sicuro talento, capace di fornire la fantasia mancante e implacabile sulle punizioni (punto debole del Toro dalla partenza di Lijaic). Incrociamo le dita sperando che regga fisicamente (è incline ai guai muscolari), ma sul piano qualitativo non si discute.
Detto che come vice Sirigu avremmo potuto avere Sorrentino, continua a mancare un centrocampista in grado di conferire alla squadra muscoli e qualità in egual misura. L’unico centrocampista veramente insostituibile è Rincon. Meitè continua a non convincere né sul fronte agonistico né su quello tattico, Baselli (seppur cresciuto) non si decide a fare il definitivo salto di qualità e Lukic, preciso e geometrico, pare ancora acerbo per fare la differenza ad alti livelli.
E’ un mercato da 7 perché Cairo non ha venduto nessuno big, ed è questo, forse, il vero fiore all’occhiello. In particolar modo, apprezzabile la presa di posizione contro Nkoulou. Gli anni scorsi avrebbe immediatamente ceduto dicendo che non vuole tarpare le ali a nessuno; quest’anno no. Sin dall’inizio è stato chiaro sul fatto che sarebbe rimasto. Ora tocca al centrale decidere se chiedere scusa a compagni, tifosi e società o allenarsi da solo in Piazza d’Armi. Veda lui, ciò che è certo che di personaggi cosi ne facciamo volentieri a meno e il mio grande augurio è che in questi mesi esplodano definitivamente Lyanco o Bremer per poter vendere il camerunense a gennaio. Ovvio, c’è da chiedersi come mai ogni anno “l’infame” di turno tocchi a noi (da Cerci a Immobile, da D’Ambrosio a Ogbonna, da Maximovic e Nkoulou), ma questo è un altro discorso.
Infine un 10 alla squadra e allo staff tecnico, fin commuoventi per impegno, abnegazione e senso di appartenenza.
Ora i tifosi facciano la loro parte per meritare anch’essi un bel dieci. Chi mi conosce, sa che sono un ferreo sostenitore della tesi secondo cui bisogna sempre esserci, nella buona come nella cattiva sorte. E allora avanti con gli abbonamenti, siamo quasi a dodicimila, davvero pochi. Belotti, Sirugu, Rincon, Izzo e compagni lo meritano. Lo merita la nostra memoria granata: questa squadra è Toro vero.
Condividete se la pensate come me e sempre Forza Toro.
Marco Cassardo
Marco Cassardo, esperto in psicologia dello sport e mental coach professionista.